Guy Debord by Unknown

Guy Debord by Unknown

autore:Unknown
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2023-03-17T00:00:00+00:00


*Questo articolo, col titolo Immagini di fine politica, è uscito in italiano nel 1998 sul n. 6 della rivista “Almanacchi nuovi” (Roma) e in seguito in tedesco – col titolo che proponiamo qui – su “Krisis. Beiträge zur Kritik der Warengesellschaft”, n. 20, Norimberga 1998.

1A. Jorn, Guy Debord e il problema del maledetto [1964], in G. Debord, Opere cinematografiche, cit., p. 292.

2G. Debord, Commentari sulla società dello spettacolo, in Id., La società dello spettacolo, cit., § X, pp. 206-207 [ristampato di recente in Id., Commentari sulla società dello spettacolo, Massari Editore, Bolsena 2018, pp. 52-53, N.d.T.].

3Ivi, § II, p. 190.

4In Italia, un’edizione di La società dello spettacolo è stata prefazionata – nel 1997 – da Carlo Freccero, all’epoca direttore di Rai 2 dopo aver lavorato per le televisioni di Berlusconi. Egli vi professa la sua ammirazione per Debord e raccomanda ai telespettatori di leggere questo libro per proteggersi meglio dalla televisione.

5Nel 1962 si poteva leggere in “Internationale Situationniste”: “E questa contestazione possiede verità e realismo solo come contestazione della totalità” (I.S. 7/9-10).

6Copia mal riuscita di André Malraux, Debray, nella sua traiettoria che lo ha portato da pseudo-guerrigliero a consigliere di tutti i presidenti, non ha tralasciato di elucubrare una sua pomposa “mediologia” essa stessa molto mediatica (Vie et mort de l’image, Gallimard, Paris 1992; Manifestes médiologiques, Gallimard, Paris 1994).

7Si veda Baudrillard, détournement per eccesso ora in questo volume, pp. 107-119.

8L’azione storica del proletariato non sarà andata “in sé” al di là dell’orizzonte della società della merce, come ha dimostrato la critica del valore. Ma essa ha creato comunque agli amministratori empirici del capitalismo in ascesa sufficientemente problemi da non far sembrare loro alcune dozzine di milioni di morti un prezzo troppo alto per bloccare questa azione.

9G. Debord, Commentari, cit., § VIII, p. 203.

10 È soprattutto ai loro inizi che i situazionisti insistevano su queste possibilità. Più tardi, Debord ha assunto delle posizioni molto più critiche verso lo “sviluppo delle forze produttive”, come si vede in La vera scissione nell’Internazionale del 1972.

11 La forma (spettacolare, di merce) si impone dunque a tutti i contenuti, che siano essi di destra o di sinistra.

12 K. Marx, Il Capitale, Libro primo, a cura di D. Cantimori, Editori Riuniti, Roma 1980, p. 88.

13 È necessario ripetere che la critica dello spettacolo è una critica dell’alienazione moderna, e non una diffidenza verso l’immagine in quanto tale? Certi commentatori di Debord cercano in effetti di imbrogliare le carte affermando che lo spettacolo è semplicemente una sottospecie di una logica plurisecolare, o perfino plurimillenaria, del “vedere” e dell’“immagine”. Si sostiene allora che, per comprendere lo spettacolo, bisogna interrogare la facoltà visiva dell’uomo e la struttura dell’immagine, così come la forma nella quale l’immagine viene consumata. L’affermazione mondiale dello spettacolo non sarebbe dovuta a circostanze precise legate alla vittoria del capitalismo, ma il risultato di una sete di immagini, una sete innata nell’uomo. Debord cita a questo proposito il sociologo americano Daniel Boorstin che pubblicò negli anni Cinquanta uno dei primi studi critici sulla televisione: “Così avviene che Boorstin



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